Il primo e più importante complesso monumentale che affaccia sulla via Appia nel primo miglio è costituito dalla grande mole delle Terme di Caracalla, inaugurate nel 216 d.C. dall’imperatore nella Regio Piscina Publica e per le quali Caracalla tracciò anche una strada, la Via Nova, percorso che correva parallelo alla più antica Via Appia, lungo il fronte delle THERMAE ANTONINIANAE. La via Nova è indicata sulla Forma Urbis. Le fonti antiche dicono che era larga circa 30 metri, mentre la via Appia era larga appena un terzo, è citata nei Cataloghi Regionari e in un’iscrizione cristiana ma non se ne conoscevano testimonianze archeologiche.
I recenti scavi della Soprintendenza Speciale di Roma sul fronte delle Tabernae delle Terme che affaccia sulla città, hanno fornito nuove conoscenze su questo percorso, quote, accessi, ingressi all’edificio termale, mentre la ricerca in atto nel progetto Appia Regina Viarum ha l’intento di ritrovare e riconoscere i due tracciati dell’Appia e della Via Nova, verificarne la distanza e interconnessione, basandosi su ricerche di fonti, fotografiche e d’archivio e, indagini geofisiche non distruttive; solo dopo aver raccolto più dati e più certezze si procederà ad uno scavo mirato.
Le Terme avevano un utenza di almeno 5-6000 bagnanti al giorno e l’ingresso principale era proprio sul fronte dell’attuale Passeggiata Archeologica, tramite una fila di tabernae che erano intervallate, più o meno ogni sei, da scale d’accesso all’edificio, mentre al centro c’era un ingresso monumentale con uno scalone. Il viavai di persone doveva essere intenso, inoltre recenti scavi hanno dimostrato che le Terme erano dotate di latrine pubbliche, cioè aperte anche agli utenti esterni, non solo ai frequentatori dei bagni e questo deve avere aumentato ulteriormente le presenze nell’edificio.
Analizzando alcune piante storiche della Via Appia sembra che il suo tracciato iniziale, non sia mai cambiato e che la via Nova , che correva a ridosso delle Terme di Caracalla risulti un percorso parallelo ad essa sul quale si innestavano percorsi di raccordo ortogonali all’edificio.
di Marina Piranomonte (Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma)