Il viadotto romano presso Ariccia (tappa n.2)


Immediatamente oltre il cosidetto Basto del Diavolo, che costituisce la porta urbica orientale dell’antica Aricia, si conserva uno dei monumenti più noti e rappresentativi della viabilità romana antica: il viadotto sul quale la Via Appia superava un ampio avallamento salendo verso il Colle Pardo – che costituisce il versante orientale del cratere vulcanico di Vallericcia –  e proseguendo verso Lanuvium e Velitrae.

La sostruzione, lunga 230 metri, larga 8,20 metri e alta da 3,30 a 13 metri (ora 11,60), è realizzata in opera cementizia rivestita in opera quadrata di peperino con blocchi disposti di testa e di taglio; un arco al centro, insieme a due piccole fogne ricoperte ad arco, era funzionale al deflusso delle acque meteoriche e del sottostante fosso; un secondo arco, decentrato, permetteva il passaggio di una strada trasversale alla Via Appia.

Particolare costruttivo interessante è che, per adattarsi alla salita, l’opera quadrata di rivestimento non è orizzontale ma inclinata.

Il viadotto della Via Appia Antica

Il monumento, immortalato in varie stampe (Labruzzi, Piranesi) è datato al II sec. a.C. con riprese agli inizi del I sec. a.C. e quindi venne senza dubbio percorso da S.Paolo nel suo viaggio verso Roma.

Il rinvenimento nel XIX secolo di un monumento marmoreo (forse un arco) con iscrizione menzionante un restauro da parte di Tiberio Latino Pandusa, curatore delle strade, potrebbe far pensare ad un restauro augusteo; il monumento è stato di recente rimontato nel Parco Chigi.

Poco prima della sostruzione, quasi di fronte al vicino “Basto del Diavolo”, sulla destra della Via Appia per chi proveniva da Roma si trovava la prima mansio, ossia punto di sosta e ristoro, identificabile con  il modicum hospitium, menzionato nella  V Satira da Orazio, che vi si fermò durante il suo viaggio verso Brindisi; il sito corrisponde al XVI miglio della Via Appia, citato su un miliario del periodo dell’imperatore Massenzio che ne ricorda il restauro, attualmente conservato nel Parco Chigi.

Il viadotto venne restaurato sotto il papa Pio IX e fino agli anni ’80 del secolo scorso se ne poteva ancora vedere il basolato, anche se ampiamente rimaneggiato nel corso dei secoli.

Si trova in una proprietà privata fortunatamente verde ed è visibile dalla strada.

 

di Nuccia Ghini