Due nuovi cortometraggi sull’Appia


Tra gennaio e febbraio 2021 la via Appia (da Benevento a Venosa) è stata protagonista della settima edizione di “Visioni in Movimento – La scuola di cinema senza sedie”, una residenza artistica di sviluppo e produzione per giovani film maker curata da Giuseppe Gori Savellini e Giulio Kirchmayr dall’associazione Culture Attive.

Camminando per oltre venti chilometri al giorno, accompagnate da Riccardo Carnovalini, due giovani autrici italiane (Beatrice Surano e Silvia Lavit Nicora) si sono potute confrontare con i loro tutor sul modo migliore di raccontare un territorio e chi lo abita. Al termine della residenza sono stati prodotti due cortometraggi adesso in fase di post produzione. Ecco il testo di Enrico Maria Milič, antropologo e tutor di questa esperienza.

 

DALLA BOLLA DELL’APPIA

Di questi tempi, fatichiamo a dare un senso ai nostri corpi, alle nostre esistenze. A cosa ci serve il nostro corpo? Che ci facciamo del nostro tempo?

Nella prima sera sulla Via Appia, dopo la prima tappa di cammino, meravigliati dall’esperienza, qualcuno della compagnia ha detto: «è come se stessimo camminando nello sfondo di Windows 95».

Dall’ordinaria simulazione della realtà, quella di fronte allo schermo, stavamo arrivando nella realtà. Eravamo come febbricitanti da una bomba di sensazioni dall’esperienza nell’aria aperta: ricordavamo i passi e i luoghi del mattino come se li avessimo vissuti un mese prima. È stata questa la materia prima vivente per gli studenti della nostra Scuola di Cinema Senza Sedie.

In cammino per sette giorni sulla via Appia, ci hanno sussurrato qualcosa i sorrisi dei nostri compagni di viandanza, gli smisurati cieli d’Irpinia, la pioggia e il vento, gli occhi degli agricoltori e degli archeologi, il freddo, il sole, le articolazioni dolenti delle gambe. Il corpo parla per sensazioni e allusioni.

Da Bisaccia abbiamo solcato grandiose distese di colline e cielo, sotto centinaia di enormi titani con tre braccia che roteano. Hanno corpi d’acciaio così diversi dai nostri: senza sensazioni, ignoranti della vita sotto di loro, ancora più vogliosi di vita eterna rispetto ai miti di Mefite e degli altri abitanti degli antichi pantheon che sorvegliano nascosti il basolato romano. Abbiamo imparato che in Irpinia c’è un terzo delle pale eoliche di tutta Italia. Borbottano e minacciano i secoli che verranno.

Abbiamo fatto fatica con umido, cani randagi, monnezza, colate di cemento per il gusto di.

Abbiamo adorato altro e tanto. Sopra il ponte rotto dei romani, con campagne a perdita d’occhio davanti e dietro, si è presentato questo signore della Pro Loco di Apice. Ci ha offerto dei doni su un vassoio ricamato pieno: biscotti di mandorle e taralli al finocchietto fatti in casa. Poco dopo, trafelato, è arrivato un altro, agricoltore, e ci ha offerto le sue bottiglie di vino. I doni che abbiamo ricevuto in cammino sono stati condivisi in compagnia, assaporati fino all’ultima goccia, che è diventata il centro di sorrisi, sguardi, intese.

L’energia potente di questa esperienza sensoriale, intellettiva e di condivisione ha alimentato il gruppo di viandanti, che è diventato un crogiuolo creativo intorno al lavoro delle due studentesse film maker, il perno della nostra Scuola di Cinema in questa edizione di febbraio 2021. Questa energia è emozioni e cibo per i corpi, nutrimento per l’anima e qualsiasi sviluppo dei cammini sulla Via Appia non può che essere fondato su di essa. Quest’energia non può che essere una delle Vie per rinfrancare e sintonizzare i turisti viandanti del futuro su una vita più sana, più giusta, più integrata e rispettosa di questo pianeta.

 

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