Al XV miglio della Via Appia Antica, dove la strada si biforca dalla S.S. n.7 Appia, in località La Stella, si innalza un monumento che costituisce quasi il logo della cittadina laziale e che la tradizione, erudita e non, collega da sempre alle due coppie di fratelli che sotto il re Tullo Ostilio decisero con il loro duello delle sorti di Roma e della sua rivale latina Alba Longa.
Si tratta del cosiddetto sepolcro degli Orazi e Curiazi, una reduplicazione dei due tumuli situati al V miglio della Via Appia e anch’essi attribuiti ai cinque fratelli (due Orazi e tre Curiazi) morti in duello. Il monumento ha un’architettura singolare e unica nel panorama degli edifici funerari di età romana. E’ costituito da un dado di pianta quadrata di 15 metri di lato e alto 7,50 metri, sormontato da quattro torrioni a tronco di cono angolari del diametro e uno centrale di maggiori dimensioni, all’interno del quale si apre la cella sepolcrale. La costruzione raggiunge attualmente l’altezza massima di 14,50 metri.
Il monumento è realizzato in opera cementizia di pezzame di peperino legato con una malta estremamente resistente, rivestita da blocchi di opera quadrata; gran parte del rivestimento esterno, sia del podio che dei coni orientali, risale ai restauri operati dal Valadier nel XVIII secolo.
Esclusa l’attribuzione tradizionale, l’identificazione più realistica è che si tratti di un sepolcro di età tardo-repubblicana di una famiglia aristocratica che probabilmente voleva nobilitare le proprie origini con un richiamo, seppure convenzionale, a personaggi degli inizi dell’ascesa di Roma quali gli Orazi e i Curiazi, ispirandosi a monumenti funerari di tradizione etrusca.
Potrebbe così avvalorarsi l’attribuzione, proposta da alcuni studiosi, alla famiglia aricina degli Atii (a cui apparteneva per parte materna Ottaviano Augusto) o a quella albana degli Arruntii; entrambe le famiglie vantavano tra i propri antenati il giovane Arrunte, figlio di Porsenna, re di Chiusi, morto nella battaglia di Ariccia del 504 a.C.
Tale ipotesi è suffragata sia dal rinvenimento nelle immediate vicinanze di un’iscrizione della gens Arruntia, sia dall’architettura del sepolcro, che rimanda a quelli etruschi e in particolare a quello di Porsenna descritto da Plinio il Vecchio nelle “Storie Naturali”.
Il monumento, di proprietà statale, si trova in un parco pubblico di proprietà comunale normalmente chiusa ed è visitabile previ accordi con il Museo Civico Albano di Villa Ferrajoli (tel. 06 9323490) ma è comunque ben visibile dalla strada.
di Nuccia Ghini