Il Fortino di Sant’Andrea lungo il bellissimo tratto basolato fra Fondi e Itri (tappa n.6)


L’antica via Appia giunge nel territorio comunale di Itri dopo aver percorso la piana di Fondi, caratterizzata da un paesaggio agrario famoso già nell’antichità, e aggirato le grandi lagune co­stiere qui presenti. Al termine della pianura la via si inerpica verso il va­lico di Itri, superato il quale si dirige in direzione di Formia. Nella salita, la strada antica, il cui percorso in questo punto non coincide con l’attuale, segue il lato sinistro della gola di Sant’Andrea sino a raggiungere e superare il valico. Qui si trovano, anche se visibili solo in parte, giganteschi terrazzamenti di sistemazione dell’area e i ruderi di un grande santuario, probabilmente dedicato al culto del dio Apollo, edificato nel corso della tarda età repubblicana.

I terrazzamenti inferiori, ben conservati e posizionati a ridosso del precipizio della gola di Sant’Andrea, sono sette in tutto: mantengono ancora un aspetto imponente, con una altezza che varia dagli 8 ai 13 metri ed uno sviluppo lineare di circa 250 metri. L’interno di questo colossale impianto venne razionalmente sfruttato per alloggiare 21 cisterne, collegate probabilmente ad un apposito acquedotto, che doveva raccogliere l’acqua dal sottostante torrente, captandola con una chiusa posta più a monte. La riserva d’acqua di circa 2 milioni di litri, era probabilmente utilizzata soprattutto per le necessità del santuario.

I resti del santuario erano ancora ben visibili nei primi anni dell’Ottocento, anche se nell’area erano già presenti, almeno da un paio di secoli, piccole strutture difensive, che riutilizzavano probabilmente anche i resti antichi, e che sbarravano e controllavano il valico e il percorso della via Appia. Qui si posizionarono anche celebri briganti, tra cui, alla fine del XVI secolo il terribile bandito Sciarra che, nonostante la sua terribile fama, nel 1592 ricevette e accolse con cortesia Torquato Tasso che percorreva l’Appia proveniendo da Formia. Nel 1647 è segnalata la presenza dei D’Arezzo di Itri, successivamente di Papone, e poi, alla fine del XVIII secolo, del celebre Michele Pezza di Itri, meglio conosciuto come Frà Diavolo, brigante e poi militare dell’esercito borbonico..

Agli inizi del XIX secolo le strutture difensive furono ampliate e rafforzate con la costruzione di un poderoso  Forte di Sant’Andrea, anche riutilizzando, inglobando e distruggendo i resti antichi, allo scopo di raggiungere un migliore controllo della via Appia e garantire una superiore protezione dei territori del Regno Borbonico, tra cui la vicina Gaeta.

 

di Francesco Di Mario