Un’esperienza di cicloturismo lungo il tracciato dell’Appia Antica


 

L’idea di fare un viaggio lungo tutta l’Appia Antica ha cominciato a prendere forma nel 2017, quando abbiamo scoperto che il Ministero della Cultura,  ha deciso di predisporre un Cammino che seguisse il percorso dell’antica strada consolare. Ci è sembrato bellissimo poter immaginare un tracciato a percorribilità lenta, che fosse un viaggio nella natura, nella storia e nella cultura delle popolazioni locali.

Dopo aver letto il libro di Paolo Rumiz, l’idea è diventata sostanza e si è arricchita dell’intenzione di dare un contributo nuovo, costruttivo e diverso, rispetto al gran lavoro che già era stato fatto e di cui abbiamo potuto usufruire. Ne è venuto fuori un viaggio in bicicletta, di 13 tappe di circa 50 km in media al giorno che, a conti fatti, è stato veramente memorabile.

Verso Castellaneta

 

Gli elementi fondamentali li riconfermiamo tutti:

– avere il tempo del contatto con la natura, la bellezza dei luoghi, i colori e i profumi. E il loro lento trasformarsi mano a mano che si cambia altitudine e si scende verso sud.

– poter osservare la ricchezza delle testimonianze storiche che riaffiorano ovunque, nei momenti e nei luoghi più impensati. Testimonianze che rendono tangibile quel filo invisibile che ci lega idealmente con tutti “gli antichi” che in qualunque epoca hanno percorso questa via.

– la piacevolezza di avere il tempo per incontrare i territori attraverso gli abitanti, le loro opinioni e i loro contributi. Uno scambio finalizzato non solo alla ricostruzione del pezzo di storia/strada che li riguarda, ma anche al piacere che hanno nel rendere migliore il nostro soggiorno nelle loro terre.

Terracina e Minturno

Foto sinistra: basolato romano all’interno del centro storico di Terracina – Foto destra: acquedotto romano a Minturno

 

La brevità delle tappe è stata la fondamentale garanzia del soddisfacimento dei tre punti precedenti, per far sì che la fretta non ci prendesse mai e non ci distraesse dal vivere pienamente il momento presente.

Siamo partiti nel Natale di Roma 2770 ab urbe condita (tanto per sentirci ancora più romani di noi stessi!), trovando piano piano tantissime tracce dell’Appia Antica lungo il percorso e nella memoria degli abitanti.

Abbiamo incontrato una gran quantità di persone appassionate della propria storia e innamorate del proprio territorio; scoprendo così che nel cuore delle popolazioni locali il Parco fino a Brindisi esiste già!

Il viaggio ha ricevuto la possibilità di utilizzo del logo del Parco Archeologico dell’Appia Antica ed è stato inserito nell’iniziativa “30 giorni in bici” che si svolge ogni anno nel mese di aprile in tutta Europa, con lo scopo di incentivare l’uso quotidiano della bicicletta.

Il percorso ciclabile è tutt’altro che certo e ben tracciato.

Andando verso Melfi dove la traccia si perde

 

Di fatto è una linea visibile e invisibile, che emerge e soccombe passando sopra a strade, montagne, fiumi, campi coltivati e centri abitati. La linea va cercata, scoperta e scelta, anche quando le difficoltà sembrano importi una deviazione: dalle strade ad alta velocità agli sterrati, dal basolato ai campi di grano, i guadi, le recinzioni…

L’invito a partire con noi, declinato con timore da tutti gli appassionati ciclisti contattati tramite le più disparate associazioni del settore, ci diede la misura del nostro essere pionieri: eravamo in partenza lungo un tracciato così incerto da non poter garantire neppure a noi stessi l’arrivo ogni sera nella esatta destinazione prevista.

Con questa consapevolezza documentammo ogni cosa che ci potesse sembrare utile a chiunque avesse voluto ripetere il viaggio; il materiale, un po’ rielaborato e corretto a seguito dell’esperienza fatta, è nel nostro diario di viaggio in bici. Costituisce un primo contributo che ci fa piacere dare in termini di definizione di un percorso che porti gli italiani e non solo a riscoprire la bicicletta, l’Appia Antica e l’Italia del Sud, con tutto ciò che un’operazione di questo genere può implicare.

Traccia dell’itinerario seguito

Da un lato ci sembra bello e necessario un incremento della cultura della ciclabilità, troppo spesso vista dalle amministrazioni come un gioco o un passatempo domenicale, anziché come serio, pulito e alternativo mezzo di locomozione. Dall’altro ci piace considerarci a disposizione di chiunque (associazioni, privati cittadini, amministrazioni…), per far sì che l’esperienza fatta possa essere utile non solo a quell’Italia del Sud che stenta a farsi conoscere, ma anche a chi volesse scoprirla con il piacere dell’equilibrio e del rispetto, percorrendo la Regina di tutte le Vie.

 

 

Marta Carusi e Raffaele Ranucci